Sorelle
della Nostra Memoria

“L’APOSTOLO DEL TESTACCIO”

SUOR MARIA IGNAZIA GENTILI nacque a Tivoli il 29 gennaio 1845. Aveva 21 anni quando si consacrò a Dio nell’ Istituto che era appena nato e, quale figlia della Divina Provvidenza, alla scuola della Fondatrice Madre Elena Bettini, si nutrì della grazia e della bellezza di un carisma che avrebbe messo le ali alla sua instancabile opera di bene a largo raggio.

Chi ci ha lasciato i pochi cenni biografici di questa piccola Suora straordinaria, la conobbe fin da bambino, a scuola di catechismo; divenne poi Sacerdote e le restò a fianco, sostenendola quando le sue imprese apostoliche sembravano impossibili e destinate a fallire, ma lei, che aveva giocato la vita per amore di Cristo, non si smentiva mai ed era sempre sulla breccia.

Il segreto era in quell’amore indiviso che segnava un’appartenenza e faceva luce anche negli ambienti più a rischio: operai che all’alba raggiungevano la città con il bestiame destinato al mattatoio di Testaccio; erano persone indurite dal lavoro, inasprite dalle ingiustizie e spesso violente. Non sappiamo cosa dicesse loro Madre Ignazia, come li aiutasse, ma certamente li portava nel cuore e nella preghiera se, quando lei non c’era più, si scoprirono i frutti. Quanti matrimoni spezzati si erano ricomposti, quante famiglie avevano ritrovato la serenità, quanti adulti avevano ricevuto il battesimo nella nostra Cappella che era diventata la prima Parrocchia del rione. Le Figlie di Maria formarono il primo nucleo di madri cristiane e i battesimi dei piccoli avvenivano nel segreto della Cappella per il terrore che spargeva la setta dominante. Con quale tenerezza preparava i bambini alla prima Comunione ed erano felici di rispondere al suo appello ogni volta che bisognava fare una novena perché c’era bisogno di ottenere una grazia grande, una conversione difficile. Divenne noto l’improvviso ritorno nella sua famiglia di un uomo che aveva abbandonato la moglie e i figli, e questo avvenne proprio al termine di una novena con i bambini.

Madre Ignazia amava molto vivere nell’intimità con il suo Signore, la distingueva una semplicità evangelica che la rendeva serena e forte in ogni situazione, non aveva una grande cultura, ma le bastava la sapienza di Dio per parlare del suo amore di Padre, della sua infinita Provvidenza ai piccoli e ai grandi, ai semplici e agli increduli.

Non possiamo dimenticare il difficile campo di lavoro che l’obbedienza le aveva affidato e il Testaccio, a quel tempo, era un rione- rifugio degli ultimi. “C’era una decina di alveari umani, separati da orti, fiancheggiati da strade mal tenute, senza una Chiesa, senza nessuna istituzione di profilassi igienica e sociale…”

Quando la Fondatrice, Madre Elena Bettini, accettò di stabilire proprio lì la casa madre dell’Istituto, conosceva bene il grido di quella povertà e rispose semplicemente: “Questa è opera per noi”.
E suor Maria Ignazia, una delle sue figlie, ne aveva respirato l’ardore apostolico e si lasciava portare, semplice e leggera, dalle sorprese di Dio.

Dai Manoscritti di Don Ugo Rossi

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